? Heos.it Rivista scienze politica cultura salute - Nei fondali dell’Isola di Panarea trovati oltre 200 camini vulcanici

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Uno studio congiunto Università Sapienza di Roma e Infn ipotizza, attraverso complesse simulazioni numeriche, i possibili effetti del fenomeno di evaporazione 
 
 
01.03.23 - Il destino dei buchi neri potrebbe essere quello di evaporare fino a dischiudere le singolarità gravitazionali, oppure assumere una forma stabile e paragonabile ai più suggestivi oggetti previsti dalla Relatività Generale di Einstein, i wormholes, i cunicoli spazio-tempo.
 
Le ricerche sono sviluppate all'Istituto di chimica biomolecolare del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Icb) 
 
 
16.02.23 - Scoperto un componente non-psicoattivo della Cannabis (CBD) in grado di contrastare la fase in cui il carcinoma prostatico diventa refrattario alla terapia ormonale

 

Nei fondali dell’isola

di Panarea trovati

oltre 200 camini vulcanici

 

cnr camini sub

Immagine subacquea dei camini vulcanici situati tra Panarea e l’isolotto di Basiluzzo (foto isprambiente.gov.it)


09.02.18 - Scoperto nel fondale marino tra l’isola vulcanica di Panarea e l’isolotto di Basiluzzo, nell’arcipelago eoliano, un sito idrotermale (chiamato Smoking Land), con oltre 200 camini vulcanici. Il rittrovamento è il frutto del lavoro di un gruppo di ricercatori dell’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche (Ismar-Cnr), Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) e Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), in collaborazione con la Marina Militare, Università di Messina e di Genova e l’Istituto per l’ambiente marino costiero (Iamc-Cnr).

Lo studio, dal titolo Exceptional discovery of a shallow-water hydrothermal site in the SW area of Basiluzzo islet (Aeolian Archipelago, South Tyrrhenian Sea): an environment to preserve), e pubblicato su Plos One, fornisce nuove e importanti informazioni sulle caratteristiche minero-geochimiche e biologiche dei sistemi idrotermali superficiali del mar Mediterraneo.

“Lo Smoking Land”, afferma Federico Spagnoli, ricercatore Ismar-Cnr, “è costituito da decine di strutture a forma di cono, composte soprattutto da ossidi di ferro, che presentano un’altezza variabile da 1 a 4 m. e una base con diametro medio di circa 3.8 m. Alcune di queste bocche emettono fluidi acidi, ricchi di gas, in prevalenza di anidride carbonica”. Una struttura così estesa e complessa non trova eguali in Mediterraneo ma solo in alcune aree oceaniche.

La scoperta, frutto di un’intuizione di Giovanni Bortoluzzi (oceanografo Ismar-Cnr, recentemente scomparso), nasce a seguito di una serie di indagini dell’Ingv volte a capire la natura di una improvvisa e forte attività esalativa che nel novembre 2002 ha iniziato a manifestarsi copiosamente tra gli isolotti di Panarea. Da quel momento, numerose sono state le campagne oceanografiche a bordo delle navi Astrea dell’Ispra ed Urania del Cnr e di unità della Marina Militare, per studiare l’area interessata e individuare altre zone di degassamento.

“Fino a quando nel 2015, durante una di queste campagne alle Isole Eolie, a bordo della nave Astrea”, spiega Teresa Romeo, primo ricercatore dell’Ispra, “il Rov (Remotely operated underwater vehicle un robot filoguidato dotato di una videocamera, una fotocamera e un braccetto meccanico) non ha individuato, in una zona del fondale a sud dell’isolotto di Basiluzzo poi chiamata Smoking Land, numerosi camini fortemente colonizzati da alghe e organismi bentonici, alcuni dei quali con evidenti fuoriuscite di fluidi idrotermali e bolle di gas”.

I primi dati raccolti hanno permesso ai ricercatori italiani di ipotizzare che lo 'Smoking Land' e le altre aree della zona, oggetto di rilascio di fluidi idrotermali e bolle di gas (gas venting), siano dovute a una risalita di gas idrotermali profondi che innescano una circolazione di acqua marina nel sottofondo, favorendo la risalita lungo vie preferenziali, in questo caso piani di faglia, e la fuoriuscita attraverso camini vulcanici e aree adiacenti o l’accumulo nel sottofondo per l’impermeabilizzazione del fondale marino.

“Non è escluso che la presenza di aree di fondale interessate da forte attività di degassamento possa portare a un nuovo rilascio di gas o a una situazione come quella del 2002”, sottolinea Francesco Italiano, direttore della sezione di Palermo dell’Ingv. Da qui la necessità di nuovi studi per comprendere non solo la genesi del fenomeno ma anche l’evoluzione di tali strutture sottomarine, e di attivare un’attività di monitoraggio e sorveglianza continua dei fondali tra l’Isola di Panarea e l’isolotto di Basiluzzo. (red)

Vedi
www.cnr.it 
www.ingv.it  
http://journals.plos.org/plosone/ 
http://www.isprambiente.gov.it 

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