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Categoria: In Libreria 2022
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Pubblicato: Lunedì, 30 Maggio 2022 14:20
In libreria
"Per questo"
Anna Politkovskaja
Per questo
Traduzione di Claudia Zonghetti
Milano, Adelphi, 2022, pp. 516, euro 15,00
30.05.22 - Di tutti i libri di Anna Politkovskaja, questo è il più tragico e potente: un documento straordinario dove i suoi articoli apparsi sulla «Novaja gazeta», testi ancora inediti, promemoria personali e testimonianze confluiscono in una sorta di ininterrotto reportage sulla Russia che preparò e seguì l’ascesa al potere di Vladimir Putin – dall’ottobre 1999 a fine settembre 2006, pochi giorni prima della morte avvenuta il 7 ottobre nell’androne di casa per mano di un killer. Per Anna Politkovskaja l’unico giornalismo possibile era un giornalismo «sanitario» – così lei lo definiva –, teso a proclamare una verità che si imprime nella memoria anche grazie al vigore dello stile, al senso dello humour, all’alta percettività nello scandagliare l’anima di vincitori e vinti.
Estratto. «Mattaccino », da «matto », è una vecchia parola per dire pagliaccio. Solo più precisa. Il mattaccino si presentava sulla pista del circo e doveva far ridere. Il suo compito era divertire, sempre e comunque. Perché se non riusciva a strappare qualche risata al pubblico dei suoi padroni e veniva fischiato, lo sbattevano fuori seduta stante. Mattaccini sono quasi tutti i giornalisti russi dell’ultima generazione e i mass media odierni. Un bel circo di mattaccini, di buffoni. Il loro compito è divertire il pubblico, e se proprio devono scrivere di cose serie, l’argomento è uno solo: com’è bella la « verticale del potere»
in tutte le sue ipostasi. Perché – e lasciate che ve lo ricordi – il presidente Putin ha passato l’ultimo lustro a costruirsela, una « verticale del potere » in cui tutti i funzionari dello Stato, dal primo all’ultimo, così come tutti i gerarchi della burocrazia, vengono nominati o da lui personalmente o da coloro che lui ha nominato.
L'autrice. Anna Politkovskaja, è nata a New York nel 1958, figlia di due diplomatici sovietici di origine ucraina di stanza all'Onu. Studia giornalismo a Mosca e si laurea nel 1980. Ha collaborato con il giornale moscovita Novaja Gazeta come inviata speciale; nel 2000 ha vinto il Golden Pen Award dell’Associazione dei giornalisti russi per le sue cronache dal fronte del conflitto ceceno, a cui ha dedicato anche un libro uscito nel 2003: Cecenia. Il disonore russo. Nell’ottobre del 2002 ha coraggiosamente accettato di negoziare per la liberazione degli ostaggi prigionieri del teatro Dubrovka di Mosca, e nel 2003 le è stato conferito in Danimarca l’osce Prize per il giornalismo e la democrazia. Nel 2006 è stata assassinata a Mosca. Il mandante è tuttora sconosciuto. (Red.)