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- Categoria: Scienze 17
- Pubblicato: Giovedì, 23 Marzo 2017 08:49
La nuova frontiera
della vulcanologia: perforare
una camera magmatica
e osservare l'interno bollente
Il progetto KMT (foto ingv.it)
23.03.17 - Si preannuncia spettacolare la nuova frontiera della vulcanologia. Consiste nel creare una infrastruttura internazionale unica al mondo, incentrata su una serie di pozzi permanentemente aperti all'interno e intorno al corpo magmatico situato a circa due chilometri di profondità, con lo scopo di effettuare osservazioni dirette ed esperimenti sulle radici profonde di un vulcano e del suo sistema geotermale.
Per discutere operativamente su questo progetto di ricerca nei campi della vulcanologia e dell’energia geotermica si sono dati appuntamento al Physique du Globe di Parigi, quaranta esperti di 27 enti di ricerca, accademie e compagnie industriali di nove Paesi del mondo (Italia, rappresentata dall’INGV, Islanda, Regno Unito, Stati Uniti, Germania, Irlanda, Canada, Nuova Zelanda, e Francia). Per l’occasione è stato presentato il progetto "Krafla Magma Testbed (KMT) ideato dal prof. John Eichelberger, dell’Università dell’Alaska (Usa).
La potenzialità dell’infrastruttura KMT è quella di rivoluzionare le conoscenze scientifiche sull’origine della crosta terrestre e sulle dinamiche dei sistemi vulcanici, aprire la strada verso sistemi di nuova generazione per il monitoraggio vulcanico e la valutazione della pericolosità vulcanica, e, infine, consentire nuove sperimentazioni per l’uso di energia geotermica direttamente da condizioni prossime a quelle magmatiche (con efficienze stimate da dieci a cento volte superiori rispetto a quelle di pozzi geotermici di tipo convenzionale).
L'antefatto. Durante le attività di perforazione al vulcano islandese Krafla, nel quadro di un progetto finanziato dall’ICDP – International Continental Drilling Project, le trivelle della compagnia energetica di stato islandese hanno accidentalmente incontrato magma alla profondità di 2,1 chilometri.
Questo evento ha aperto nuovi scenari per la ricerca scientifica e industriale a livello internazionale. Si tratta infatti dell’unico caso al mondo per il quale si conosce la posizione esatta di un corpo magmatico in profondità, a una temperatura di circa 900 °C, con possibilità (almeno teorica) di perforazione, campionamento, studio, monitoraggio, e sperimentazione diretta.
Tale scenario - pertanto - ha posto le basi per costruire la grande infrastruttura internazionale KMT in grado - in un prossimo futuro - di aprire nuovi orizzonti per la scienza di base, per le applicazioni nel campo della pericolosità vulcanica, e per l’utilizzo di nuove risorse energetiche efficienti e rinnovabili, al tempo stesso favorendo sviluppi di nuove tecnologie operanti nell'ambiente più estremo esistente in prossimità della superficie terrestre. (red)
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www.ingv.it