La ricerca è stata condotta sul Parco nazionale dello Stelvio da un gruppo di studiosi dalle università Statale e Bicocca di Milano

Il ghiacciaio dei Forni

assediato dalle micro-plastiche

 

Unimi campionamento sopraglaciale

Campionamento sul ghiacciaio dei Forni, nel Parco Nazionale dello Stelvio (Foto unimi.it)

 

10.04.19 - Identificata per la prima volta la contaminazione di microplastica su un ghiacciaio alpino nel Parco Nazionale dello Stelvio. La ricerca è stata condotta da un gruppo di ricercatori dell'università Statale di Milano e di Milano-Bicocca. In ogni chilo di sedimento sono state ritrovate 75 particelle di microplastica: poliestere, poliammide, polietilene e polipropilene. Un dato comparabile al grado di contaminazione osservato in sedimenti marini e costieri Europei. I risultati sono stati presentati ieri a Vienna durante la conferenza internazionale dell’European Geosciences Union.

Per evitare la contaminazione dell’area, i ricercatori hanno indossato zoccoli di legno e abiti di cotone. I campionamenti sono stati realizzati nell’estate del 2018 sul ghiacciaio dei Forni, nel Parco Nazionale dello Stelvio da un team di studiosi dell’Università degli Studi di Milano, formato da Guglielmina Diolaiuti, Roberto Ambrosini, Roberto Sergio Azzoni e Marco Parolini del Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali, assieme al gruppo di ricercatori dell’Università di Milano-Bicocca, composto da Andrea Franzetti e Francesca Pittino.

La contaminazione di microplastiche è ormai diffusa e documentata in molte regioni della Terra ed è ritenuta essere una tra le più impattanti sull’attività umana: ritrovata persino nella Fossa delle Marianne, ha una forte persistenza nell’ambiente, può entrare nella catena alimentare e ha un forte impatto sugli ecosistemi. Nonostante l’ampia diffusione di questa contaminazione, non erano stati ancora condotti studi sulla contaminazione da plastica nelle aree di alta montagna.

Sebbene non sia affatto sorprendente aver riscontrato microplastiche nel sedimento sopraglaciale, estrapolando questi dati, pur con le dovute cautele, abbiamo stimato che la lingua del Ghiacciaio dei Forni, uno dei più importanti apparati glaciali italiani, potrebbe contenere da 131 a 162 milioni di particelle di plastica” spiegano i ricercatori della Statale. “L’origine di queste particelle potrebbe essere sia locale, data ad esempio dal rilascio o dall’usura di abbigliamento e attrezzatura degli alpinisti ed escursionisti che frequentano il ghiacciaio, sia diffusa, con particelle trasportate da masse d’aria, in questo caso di difficile localizzazione”.

Al riguardo, Andrea Franzetti dell’Università di Milano-Bicocca sottolinea: “Grazie a questa ricerca abbiamo ora la conferma della presenza delle microplastiche sui ghiacciai. Futuri studi investigheranno gli aspetti biologici legati alla loro presenza sui ghiacciai. Verranno infatti indagati i processi microbiologici di degradazione della plastica e il potenziale bioaccumulo delle particelle nella catena trofica. Verrà inoltre studiato l’assorbimento di altri contaminanti. È ormai noto - conclude - che i ghiacciai non sono ambienti incontaminati, ma immagazzinano diversi inquinanti di origine antropica rilasciati nell’atmosfera, e le microplastiche potrebbero fornire un substrato dove queste sostanze possono accumularsi”. (red.)

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