Stimolazione transcranica,

nuova tecnica per curare

i disturbi neurologici

 

18.01.18 - Sviluppata da un gruppo di ricercatori dell’Istc-Cnr una nuova tecnica di stimolazione elettrica non invasiva e personalizzata. E' stata chiamata "stimolazione transcranica neurodinamica individuale" (tIDS) ed è in grado di modificare l’eccitabilità della regione target, con efficacia superiore ai metodi oggi in uso. I benefici sono previsti per le persone affette da malattie neurologiche o psichiatriche come ictus, sclerosi multipla, schizofrenia. Sono pazienti i cui meccanismi di elaborazione dei segnali sensoriali in arrivo sono compromessi a causa di distorsioni nella comunicazione nelle reti neuronali. Un esempio per tutti. Affrettarsi a spegnere il fornello quando si sente che dall’arrosto arriva odore di bruciato.

“Uno dei sistemi per ristabilire la comunicazione cerebrale senza passare attraverso i sensi è la neuromodulazione transcranica, un insieme di tecniche non invasive che attraverso segnali elettrici o magnetici modifica l’attività di alcune regioni del nostro cervello e la loro connessione con le altre aree cerebrali”, spiega Franca Tecchio, coordinatrice del Laboratorio di elettrofisiologia per la neuroscienza transazionale (Let’s) dell’Istc-Cnr. Aggiunge: “In questo modo, bypassando i sensi, si inviano segnali direttamente alle regioni che non li ricevono più o li distorcono, ripristinando il normale funzionamento cerebrale”.

E sull'uso di tecniche di neuroimaging Tecchio sottolinea: “Utilizzando le neuro-immagini è infatti possibile osservare e misurare il funzionamento delle aree compromesse. La tIDS consiste in una stimolazione elettrica a bassa intensità che, prima di agire, è in grado di capire come lavora l’area cerebrale su cui va a operare. In tal modo riesce a ottimizzare la capacità di reazione della zona target, sfruttandone le caratteristiche specifiche. La stimolazione non invasiva e personalizzata del cervello consente di aumentare l’efficacia dell’intervento”.

La tecnica è stata messa a punto e testata nell’area motoria del cervello, ma il gruppo di ricerca intende estenderne l’uso. “Se riusciremo a dimostrare che questa tecnica permette, oltre che di aumentare, anche di inibire l’eccitabilità della regione cerebrale target - conclude Tecchio - costruiremo tIDS che inibiscano le aree dove si genera l’epilessia in pazienti che non rispondono alle terapie convenzionali”. Lo studio, realizzato con il contributo del Servizio di statistica medica della Fondazione Fatebenefratelli-Isola Tiberina, è stato pubblicato sulla rivista Journal of Neuroscience. (red)

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